LA SCHALLA E LA PALLA AI CARMINI
O Marieta Andrighetta, * di tua terra hortolina *
in trentanove piedi, con tutti i muri intorno,
fu il tratto della schalla da costruire innanzi
la bella chiesa nuova, sì che onorar potesse
la Vergine Avvocata del Carmine Madonna.
Per quattro scudi un patto dai frati fu concluso
e poca terra al monte, del castro alle radici **
posta, sì fu scavata ad arte e riadattata,
che ognor la gente in suso lo sguardo sollevando
veder potesse un’opra di gran talento farsi …
Stupor e meraviglia negli attoniti sguardi
rivolti alle Cha’ grande, ** ove fervea il lavoro
di mastri scalpellini intenti a forgiar pietre
per fabbricar la schalla, inante la bella chiesa,
là ove muraglie ed orti giacean remoti ognora …
All’opera completa, di bianca pietra fatta,
aggiungere si volle della Madonna icona, da collocare in alto
sopra l’altar maggiore. In visita venendo
di Padova il Pastore, così “satis decoram” ***
la palla dichiarò!
Marostica, 30 ottobre 2015
Albano Berton
Note essenziali:
Schalla = scala, scalinata (il termine si trova in un
documento notarile del 1619, presso l’Archivio di Stato di Bassano).
Palla = pala dipinta (il termine si trova in un documento notarile del 1622, presso l’Archivio di Stato di Bassano).
* Marieta Andrighetta = è la proprietaria del pezzo di terra da orto (hortolina), da lei venduto per pochi soldi alla Confraternita del Carmine nel 1619, affinché vi fosse costruita la schalla, l’attuale scalinata Carmini. Al momento dell’acquisto la chiesa non era ancora stata terminata.
** Le Cha’ grande = antiche muraglie di edifici che, nell’ipotesi di alcuni studiosi, tra cui il Prof. Mario Consolaro e il sottoscritto, avrebbero fatto parte del famoso **castrum Marosticae pre-scaligero/ezzeliniano, citato nell’elenco delle fortezze di Marostica (G.B. Verci, Codice Ezzeliniano Doc. XC, 1218, 21 giugno).
***” … iconam satis decoram” = “immagine dipinta abbastanza decorosa” (si trova nel documento sulla visita pastorale del 1633, fatta dal Vescovo di Padova, presso la Biblioteca Capitolare della Curia patavina).
NOSTRA SIGNORA SVELATA
(Piccola canzone in settenari sciolti
per la Madonnina dei Carmini restaurata)
Cari amici del cuore, la vostra grazia ambita
racchiusa fu con arte nell’aureo simulacro
di Maria nostra Avvocata del Carmine Regina.
Mirabil vista agli occhi fulgor dorato intenso
in lignea veste avvolto, leggera filigrana
di trame colorate, fiorite forme aperte,
prezioso drappo appeso …
Sul volto rinnovato di giovane fanciulla
leggiadra ancor traspare e dolce fissità,
che si compara al Figlio già bimbo fatto esperto
nel tratto suo scolpito di fiera umanità …
Maria di grazia piena del Carmine Regina!
Marostica, 8 dicembre 2015
Albano Berton
N.B. – grazia è usato anche nel senso di dono sublime e gratuito.
Un primo piano della statua restaurata.
L’ORATORIO SVELATO
Piccola ode in versi sciolti all’Oratorio dei Carmini (1648)
Nostra ti sveli, piccola Scrovegni,
(si parva licet componere magnis *)
or che calda luce ti pervade
in colorate forme le pareti
e l’ampio ciel brunito della volta,
per linee solide e compatte …
Così ti ammiriamo, semplice
aula dipinta, che ti porti appresso
secoli pieni di storia e nobili
vestigia nell’oblio talor lasciate.
Da che nuova ti ridesti e così bella,
svelar vogliamo in te il segreto
del nostro canto e il cuore generoso
dei Sodali tutti in te riuniti:
Veni, Creator Spiritus …
Marostica, 1 Maggio 2015
Albano Berton
* “se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi”
(P. Virgilio Marone, Georgiche, libro IV, v. 176)
Aut lux hic nata est aut capta hic libera regnat …”
(O la luce è nata qui o, qui imprigionata, regna libera …)
Dall’iscrizione in esametri latini,
sulla parete Est del vestibolo della
Cappella Arcivescovile di Ravenna (V – VI sec.)
Il Cristo Pantocratore, al centro della volta stellata
dell’Oratorio dei Carmini, col cartiglio di Francesco Viero datato 1657
SGUARDI
Questa meraviglia che sta sopra di noi
ha riposato per secoli sotto molteplici strati d’intonaco.
In attesa che uno sguardo,
che dire curioso, attento, ispirato
(lascio a voi decidere) notasse un indizio
del tesoro nascosto.
Un giorno per inspiegabile destino,
l’occhio di un uomo limpido vede, e non guarda.
Vede sull’intonaco steso per indifferenza o forse per necessità
una piccola crepa. Sotto si mostra un punto d’insondabile azzurro.
E subito sparge la voce come colpito dal lampo.
Il messaggio dilaga per vie già tracciate.
Si cerca febbrili, mani operose e precise
staccano briciola a briciola il velo d’intonaco.
Dapprima storie di uomini santi, frammenti del loro cercare.
Poi la Vergine che apprende d’essere madre d’un Dio,
e madre per sempre restituisce al mondo il suo privilegio.
E sopra il cielo d’un azzurro insperato trapunto di timide stelle.
Luca, Marco, Matteo, Giovanni tengono teso ai quattro cantoni
quel lenzuolo di cielo.
Ai suoi bordi, umani pilastri alla volta, i dodici.
Uomini d’ogni ceto ignoranti, indegni, increduli,
con il cuore aperto al richiamo.
Il volto d’un Dio barbuto che appare
tra nubi di schiuma sorride un giorno a chi cerca.
Ma era l’uomo a cercare o tu, Dio, che volevi farti trovare?
Ed ecco al centro tuo figlio. Forse per sagace ironia
o per arroganza del denaro il committente, a imperituro monito,
fa scrivere : “poteva essere migliore”.
Aveva ragione. Era imperfetto tuo figlio. Era un uomo.
Un uomo di carne e di sangue,
di lacrime e risa, d’ire improvvise e paci silenziose.
Era un uomo fino all’estrema imperfezione della morte.
Poi, la trionfale vittoria sulla carne: torna a Te, Dio,
apre un varco mai richiuso attraverso il quale Tu, l’Inconoscibile,
continui a cercarci per infinite, imprevedibili strade,
come una piccola, insignificante crepa sull’intonaco.
(Laura Primon)
Uno dei volti per primi scoperti.
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