I primi dipinti ritrovati
In seguito alle indagini condotte nel 2012 dalle restauratrici dello Studio di Restauro Dr. Alessandra Sella di Schio, in accordo con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico di Verona, sulle pareti e sulla volta a botte dell’Oratorio dei Carmini, sono apparsi in vari punti della superficie muraria tratti di intonaco che, scrostati e liberati dagli strati di calce e di colore applicati nel corso dei secoli, hanno rivelato pitture ancora ben conservate e riferibili a un periodo di tempo compatibile con la costruzione dell’edificio (sec. XVII). Notevoli le figure apparse sulla parete a Sud, con la rappresentazione del Padreterno, dal volto severo e la barba fluente, che tiene le braccia distese in atteggiamento benedicente, contornato da due teste d’angelo fra nuvole, e un bellissimo volto del Cristo, circa a metà della volta, dai lineamenti estremamente morbidi e ispirati a una sacralità marcata, con colori ancora vivi e in buon stato di conservazione; altre, come la figura dell’apostolo ritratto di profilo nel registro superiore della parete Ovest, con la fronte alta e la barba più ispida, il mantello dai colori stesi a larghe pennellate, riferibile forse a un periodo più recente e a una mano meno esperta. Altri saggi condotti sulla parete ad Ovest hanno rivelato una scansione della stessa ad archi successivi, ciascuno dei quali contiene episodi della vita e dei miracoli di San Filippo Neri, Patrono dell’Oratorio e della Confraternita, che aveva costruito, con i propri mezzi, l’attuale Chiesa del Carmine, tra il 1618 e il 1619. I nomi di alcuni priori o personaggi emergenti in seno alla Confraternita sono scritti alla base degli archi che scandiscono quella parete. Si tratta di committenti, mentre non è stato possibile ancora scoprire l’identità degli esecutori materiali dei dipinti.
Sodalitas Cantorum
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